
L’identità professionale in espatrio
Se, come me, sei una moglie o marito che vive all’estero per il lavoro della sua dolce metà, quest’articolo sul perché è importante curare la propria identità professionale in espatrio t’interesserà.
Quando ho deciso di smettere di lavorare, all’arrivo del mio primo figlio, non ho particolarmente sofferto. Il lavoro di mio marito ci portava in paesi complicati. Volevo avere tutto il tempo possibile a disposizione per occuparmi bene del mio bambino.
Gli anni sono passati. E’ arrivato un secondo figlio, abbiamo vissuto momenti difficili in espatrio, e mi sono ritrovata a quarant’anni senza un lavoro. Ma soprattutto, senza identità professionale in espatrio.
Ed è stato solo quando me la sono faticosamente ricostruita, che ho capito appieno quanto soddisfacente sia, per i coniugi accompagnanti in espatrio, poter rispondere alla fatidica domanda “Cosa fai di bello?” presentando un impegno professionale retribuito, costante e soddisfacente.
La nostra identità si compone di tante sfere diverse, che nel corso del tempo si alternano dentro di noi sulla scala delle nostre priorità. E’ tuttavia provato che un individuo è tanto più felice quanto bilanciate e soddisfatte sono le varie sfere che lo abitano. La sfera professionale è una di queste, che per molti mantiene un’importanza fondamentale nel corso dell’intera vita adulta. Lavorare è bello quando si fa un lavoro che ci piace, ed è un diritto per tutti.
Per il partner che segue la propria metà nel suo lavoro all’estero, mantenere la propria identità professionale è una grande sfida. Lo è soprattutto all’inizio, quando il terremoto emotivo e pratico legato a un trasferimento all’estero si fa sentire in tutta la sua potenza. Continua però per tutto il percorso mobile dettato dal lavoro del partner. Ogni cambio di paese prevede dei riaggiustamenti che se sono immediati per chi atterra con un contratto di lavoro alla mano, non lo sono certo per chi deve ogni volta ricalibrare tutti gli elementi del proprio lavoro in base alla nuova realtà.
Eppure, la mia esperienza diretta e anni di ascolto di espatriate in tutto il mondo, mi hanno confermato che curare la propria identità professionale in espatrio garantisce una soddisfazione personale che si riflette su tutti gli aspetti del progetto familiare all’estero.
Se l’espatrio non diventa un ostacolo alla propria realizzazione professionale, ma anzi, l’alimenta e l’arricchisce, viene a mancare quel senso di sottile frustrazione che il coniuge accompagnante prova spesso quando si sente sovrastato dalle necessità pratiche che i trasferimenti richiedono, e non riesce a soddisfare il bisogno di contare anche dal punto di vista professionale.
Claudia Landini
Settembre 2019